Assedio di Firenze del 1529-30: i mortori alla SS. Annunziata di capitani e soldati

“I potenti della terra hanno flagelli di ferro, ne hanno ancora di scorpioni: tu adopra il tuo di pazienza offesa” ...
così scrisse Francesco Domenico Guerrazzi nella premessa di L’assedio di Firenze fatto d’armi della storia della città ... finito male.

Tale assedio fece parte della campagna militare degli imperiali di Carlo V, voluta da papa Clemente VII Medici come ‘indennizzo’ dopo il Sacco di Roma (1527) e i trattati di Barcellona (29 giugno 1429) e di Cambrai (3 agosto 1529) – con quest’ultimo la Francia tolse il suo sostegno agli alleati in Italia e a Firenze.

Iniziò il 4 ottobre 1529. Il commissario nominato a sostenerlo fu Francesco Ferrucci che abilmente compì sortite, garantì le vettovaglie e munizioni alla città e nel novembre sbaragliò i nemici. L’11 dicembre giunse fino a Santa Maria a Montici dove era posto l’accampamento imperiale.
Malatesta Baglioni, passato alla storia come traditore per i suoi comportamenti ambigui, divenne capitano generale dell’esercito il 26 gennaio 1530. Per scherno verso i nemici, il 17 febbraio si giocò una famosa partita a calcio in piazza Santa Croce. Pochi giorni dopo, il 22 febbraio, Carlo V sarebbe stato incoronato da Clemente VII imperatore a Bologna.
La guerra si estese anche all’ampio dominio fiorentino. Il 27-28 aprile Ferrucci, Commissario generale di campagna, domò la ribellione di Volterra che a maggio fu assediata senza successo dagli imperiali di Fabrizio Maramaldo.
Per tradimento, il 29 maggio i fiorentini persero Empoli e le sue vettovaglie. Il 3 agosto lo stesso Ferrucci fu sconfitto e morì a Gavinana sulla montagna.
Perduto il condottiero più capace, il 12 agosto la città si arrese e il 20 agosto i partigiani dei Medici ne assunsero la balia.

Fin qui la storia dell’assedio per sommi capi. Andando nelle vicende particolari, dei generici “isbanditi”, capitani e soldati morti per la città tra dicembre 1529 e febbraio 1530 sono ricordati in un registro della SS. Annunziata.

Nell’interno una parte inizia nel 1529 con: Fra Filippo di L(orenzo) dalla Scarperia che fa ricordo di tutte le “limosine et messe et mortori et di tucti i danari che verranno ... ”. E sempre nella pagina si trova:
“A dì primo di dicembre seppelimo signior Fabio Colonna da la quale havemo lib. 46 di falcole et lib. 15 di candele et lib. 55 di doppieri e lire sette per limosina l. 7” [probabilmente in città per l’assedio].
[...] Et più lire tre et soldi otto i quali sono per una oferta facta dagli isbanditi l. 3 s. 8”.

Più avanti:
[Dicembre] “A dì 9 di decto seppelimo uno soldato in chiostro de’ morti havemo lib. 11 di ciera et lib. 10 di doppieri et lire cinque le quali sono di panni che haveva indosso venduti l. 5.
[...] A dì 15 di decto vendei di panni, di cosciali et calzetini iguali, erano del capitano Vespa hebine lire diciassette et soldi dieci in tucto l. 17 s. 10.
[...] A dì 19 decto seppelimo signior Giorgio romano havemo lib. 13 di ciera tra falcole et candele et lib. ciento di doppieri.
A dì decto di sopra seppelimo uno soldato il quale morì alla osteria della Biscia havemo lib. 12 di doppieri et lib. 2 di candele et lire cinque per limosina l. 5.
[...] A dì 22 di decto vendei uno torcio a uno soldato morto havemo lire tre et soldi cinque l. 3 s. 5”.

Passando al 1530:
[Gennaio] A dì primo di decto seppelimo capitano Tommasino corso havemo lib. 18 di ciera et lib. venti di doppieri.
[...] A dì 3 di decto seppelimo capitano Ottaviano dalla Roccha havemo lib. 5 di doppieri lib. 17 di ciera et lire sei et soldi 13 l. 6 s. 13.
A dì decto seppelimo Antonio di Matteo dalla Roccha soldato havemo lib. i di ciera et lire tredici sono per limosina et per havere prestato i doppieri di nostro l. 13 s. 5.
“A dì 4 di decto seppelimo uno soldato chiamato il Prete havemo lib. i di candele et per limosina lire dua et soldi dua l. 2 s. 2.
A dì decto seppelimo uno soldato chiamato Renzo di Luca da Caprese havemo lib. 10 di ciera et per limosina lire quatro l. 4.
[...] A dì 22 di decto seppelimo capitano Nicho d’Asciesi havemo lib. sedici di doppieri et lib. dodici di candele et per limosina lire sei tredici soldi l. 6. s. 13.
[Febbraio] A dì 5 di decto seppelimo Iacopo di Martino dalla Roccha il quale morì in via Larga havemo lib. quatro di candele et lib. quatordici di doppieri et per limosina lire quatro et soldi quatro l. 4 s. 4”.

Il registro delle elemosine, messe e mortori non è ordinato nella compilazione ma è scritto come un quaderno di appunti e ha diverse interruzioni e mani. Fornisce però informazioni di rilievo sugli eventi, le spese e le entrate della sagrestia.
Sugli effetti (nefasti) dell’assedio di Firenze non dà altre notizie che quelle sopra riportate.

Paola Ircani Menichini, 13 settembre 2024. Tutti i diritti riservati.




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